Un intenso viaggio alla scoperta dell’arte urbana in Italia.
La street art, il writing e il muralismo sono fenomeni diversi per contenuto, epoca e protagonisti, ma possono essere tutti racchiusi nel contenitore più grande dell’arte urbana. Chi si imbatte in opere di arte urbana, spesso è in grado distinguere l’autore delle opere, il contesto nel quale sono state realizzate, se sono spontanee o fatte su commissione, ma si limita a valutarne l’impatto estetico, non cogliendone il significato voluto dall’autore.
C’è voluto un grande lavoro di ricognizione e comprensione per riuscire a offrire uno strumento in grado di spiegare la nascita e l’evoluzione dell’arte urbana in Italia. Antonio Libutti, insegnante e documentarista si è autoincaricato di esplorare tra il 2014 e il 2016 i centri nevralgici della street art italiana, visitando e documentando il viaggio da Nord a Sud. Ne è nato “Con gli occhi al muro, un documentario totalmente indipendente della durata di 65 minuti, visionabile on line in streaming attraverso la piattaforma congliocchialmuro.com.
Il documentario è suddiviso in 5 frammenti ognuno autonomo, ma anche strettamente legato agli altri, un lavoro collettivo di fotografia, montaggio, musica e narrazione veloce e puntuale, una sorta di testo unico dell’arte urbana in Italia.
Frammenti:
- Writing: nascita e diffusione del fenomeno
- La scena romana
- Jam storiche e nuovo muralismo
- Torino e la scena nel Sud Italia
- La street art nel museo
Con mia grande sorpresa la mia regione (Umbria) è protagonista in quasi tutti i frammenti segno che è stata parte di un’avanguardia nazionale che all’inizio degli anni 10 ha dettato le regole della diffusione del nuovo fenomeno artistico. Dispiace che questa iniziale contaminazione non abbia avuto il seguito sperato, molte delle opere umbre che si vedono nel documentario sono vecchie di 10 anni.
Writing: nascita e diffusione del fenomeno
Il primo frammento rispetta l’ordine cronologico del fenomeno artistico, si parla di graffiti, tag, bombing, lettering… e di tutto ciò che dagli anni 70 in America ha dato origine all’Hip Hop.
Il contesto viene subito spostato in ambito italiano introducendo Meeting Of Style (Milano) appuntamento immancabile per i graffiti artist.
Le interviste a Marco Il Prosa (Nuclear 1 crew), Smor (Ferrara), Imack (Roma) e altri chiariscono in modo efficace il punto di vista dei protagonisti e la convivenza non sempre amichevole tra stili. Molto interessanti i termini tecnici e la spiegazione di come dal lettering si sia arrivati alla street art.
L’utlima parte del frammento introduce la mostra Arte di frontiera. New York Graffiti, tenutasi a Bologna nel 1984 porta in Italia la cultura Hip Hop americana, dando vita al fenomeno del graffitismo.
Il video si conclude con una carrellata di aree urbane fortemente caratterizzate dal writing, tra cui la stazione di Perugia.
La scena romana
Il mio primo post sulla street art risalente al 2017 è dedicato alla scena romana, la prima che ho potuto studiare approfonditamente dal vivo, così il 2° frammento ad essa dedicato è stata un’ottima cartina di tornasole per valutare le mie esperienze.
Si parte con l’intervista a Bol (Pierto Maiozzi) che dal suo laboratorio di Forte Prenestino porta avanti da anni la sua attività di artista (writer), ma soprattutto fa da memoria storica del fenomeno nell’ambito romano, raccontandone le dinamiche e l’evoluzione dagli albori a oggi.
Il protagonista successivo è Diavù, noto artista e curatore di M.U.Ro, museo di urban art in zona Quadraro, che ho avuto il piacere di visitare circa tre anni fa. Iniziamo a conoscere l’arte urbana basata su progetto di riqualificazione e il concetto di site specific.
Il dibattito pubblico sulla street art presso l’ex aeroporto di Centocelle anno 2014 organizzato dal comitato di quartiere Torpignattara sul ruolo delle arti urbane nel contesto cittadino.
L’arte urbana a Roma ha numerosi luoghi di riferimento, uno dei più significativi fa capo al progetto SamBa arte pubblica contemporanea, creato nel quartiere di San Basilio e raccontato da Simone Pallotta. Proprio da una controversa opera realizzata nel quartiere si prende spunto per introdurre i lavori di Blu nel quartiere Ostiense.
Il frammento si chiude con una breve intervista ad Alice Pasquini, artista romana le cui opere disseminano da anni la capitale, ma che ha ormai raggiunto una fama internazionale.
Jam storiche e nuovo muralismo
Il 3° frammento inizia con la convention Indelebile tenutasi a Rimini nel lontano 1994, i muri realizzati in quella occasione sono ancora oggi visibili. La stessa Rimini ospita presso il Borgo San Giuliano dipinti murali già dalla fine anni 80, che con il passare del tempo artisti del calibro di Eron ed Ericailcane hanno arricchito che opere proprie.
Già dagli anni 90 esiste una forma diversa di muralismo, più discreta e silenziosa che mescola l’arte con la bellezza dei borghi. I murales di Orgosolo in Sardegna, Diamante in Calabria e Sant’Angelo Le Fratte in Basilicata, i Muri dipinti di Mugnano in Umbria raccontano questa forma particolare di arte.
Un muralismo completamente diverso, quasi opposto, si trova nelle Officine Meccaniche Reggiane, un luogo fondamentale dell’archeologia industriale italiane, diventato un laboratorio di street art a Reggio e che con il tempo ha accolto artisti da tutta la penisola.
Il muralismo si mescola con la vita agricola nella Sagra della street art a Vedriano tra le montagne dell’Appennino reggiano. Il progetto ha coinvolto anche artisti famosi come Nemo che racconta la sua esperienza. Un membro del Collettivo FX spiega come il movimento artistico locale si sia adattato al contesto urbano ed extraurbano del territorio, sia dal punto di vista tecnico che di contenuto (Site specific).
La scena si sposta a Modena per il festival Icone 5.9 del 2013, con chiaro riferimento alla devastazione sismica dell’anno precedente.
Il frammento si chiude con due progetti della città di Bologna, Frontier – La linea dello stile (2012) e CHEAP street poster art festival (2015).
L’ultimo concetto espresso nel video è forse alla base di tutto il movimento di arte urbana: “La street art prima di essere riconosciuta, è stato un atto di riappropriazione degli spazi“.
Torino e la scena nel Sud Italia
Il 4° frammento si apre con alcuni interventi di Guerrilla Spam distribuiti tra Torino (tunnel del parco del Valentino), Milano, Rimini (Liceo Serpieri) e a Roma (MAAM – Museo dell’Altro e dell’Altrove di Metropoliz_città meticcia).
La scena si risposta su Torino nel quartiere Barriera di Milano per B.Art Arte in Barriera (2014), dove i numerosi murales commissionati a Millo si inseriscono perfettamente nel contesto urbano.
Ci ritroviamo d’improvviso a Sud dove alcuni progetti istituzionali sono stati realizzati in collaborazione con associazioni culturali, allo scopo di riqualificare aree urbane bisognose di cure. Una tra le realtà più interessanti si trova a Potenza, dove è bastato un graffito di IloveTu per innescare un fenomeno di condivisione locale che ha portato alla diffusione del concetto: “disabituarsi al brutto“. Dj Devasto spiega come l’ambiente cittadino sia sempre più aperto al concetto di arte urbana a tutto tondo.
A Battipaglia Mirko Pierri (Urban Area a.DNA) racconta la propria esperienza di insegnamento nella scuola primaria, importantissimo per dare ai bambini gli strumenti per comprendere una forma d’arte che normalmente non viene considerata tale nelle scuole.
Fino al 2012 a Grottaglie vicino a Taranto si è tenuto il Fame, primo festival italiano dedicato alla street art in Italia. Contemporaneamente in Umbria tra Terni e Foligno Ericailcane, Hitnes, Lucamaleonte, Sten Lex e altri artisti d’avanguardia portavano i loro contributi a Nutrimenti e Attack Festival. Purtroppo questo tipo di eventi, lontani dal marketing dell’arte non esiste più, ne restano solo frammenti sbiaditi.
Nel novembre 2015 la Treccani, accortasi del crescente interesse rivolto alla street art organizza un evento legato alla rilettura in chiave pittorica dell’opera di Pasolini a Roma, Bologna, Ostia e Matera.
Il frammento si conclude con un’anticipazione dell’ultimo capitolo, nel 2008 Gianluca Marziani presentava all’Auditorium di Roma: Scala Mercalli. Il terremoto creativo della Street Art Italiana, probabilmente la prima grande mostra mai realizzata in Italia sul fenomeno della street art.
La street art nel museo
Il 5° frammento riparte da dove era finito il 4°, introducendo Gianluca Marziani nella figura di direttore artistico di Palazzo Collicola Arti visive a Spoleto. Dentro il palazzo trova spazio il Museo Carandente la più ampia e importante collezione di arte contemporanea in Umbria insieme alla collezione Burri. Marziani riprende il concetto espresso all’Auditorum di Roma e lo rideclina negli spazi del museo creando nel 2010 Collicola OnTheWall.
L’inserimento sistematico di opere d’arte murali all’interno di un museo si vede per la prima volta in Italia ed emerge il contrasto tra un palazzo settecentesco e opere normalmente destinate a pareti urbane. Le opere principali appartengono a Borondo Lucamaleonte e StenLex.
L’ultima parte del documentario è dedicata a uno spazio unico che riesce a far coesistere l’arte con la vita quotidiana, così una fabbrica occupata diventa il MAAM, Museo dell’Altro e dell’Altrove di Metropoliz città meticcia (Roma). L’ex fabbrica Fiorucci ospita 200 persone tra migranti e precari e dal 2012 con il permesso degli abitanti si è sempre più trasformata nell’attuale museo di arte urbana.
Il concetto di barricata d’arte è interessante ed è uno degli obiettivi dei responsabili del museo, si tratta di edificare delle barriere artistiche costruite anche da artisti famosi, come Kobra, StenLex, Borondo, Alicè… per impedire che le ruspe abbattano un edificio destinato alla distruzione.
Conclusione
Per poter scrivere questo articolo sono stato costretto ad approfondire ogni singola parola pronunciata nei cinque frammenti, ho dovuto documentarmi su argomenti che conoscevo solo parzialmente; fortunatamente altre situazioni, soprattutto quelli legati alle scene romana e umbra mi erano molto più chiari.
Ho imparato molto visionando questo documentario e soprattutto ho dovuto aggiungere molte righe alla mia lista di luoghi da visitare in ambito arte urbana, ma non c’è nulla di più bello che verificare dal vivo una curiosità nata su uno schermo.
Lascio il/la lettore/lettrice con il trailer del documentario, buona visione.